Non so nulla di caratteristiche dei vari materiali che vengono impiegati per la costruzione di biciclette, non so nulla di rigidità, elasticità, stabilità, carichi di rottura, non so nulla di angoli, lunghezze, forme, diametri, spessori e della quantità infinita di risultati che tutte queste cose produrrebbero quando variamente miscelate tra loro.
In più e anche se su tutti questi argomenti fossi un luminare, in un test fatto con metodi scientifici - come una sperimentazione a doppio cieco - nel quale mi trovassi a pedalare più modelli di biciclette di materiali e fogge diverse ma opportunamente camuffati per renderli irriconoscibili, sono certo che non sarei affatto in grado di riconoscere il materiale di costruzione.
Ben lungi dal dolermene, vi confesso che la consapevolezza di possedere un così abissale livello di ignoranza e insensibilità non mi crea alcun problema, primo perché da esso non deriva alcun danno al globo terracqueo - che sta andando a puttane per ben altre ragioni - secondo perché a dibattermi in questa ben misera condizione sono in nutritissima, "qualificata" e pressoché universale compagnia...
Tutto quanto sopra per dire che se mi unissi al dibattito che si è fin qui dipanato, tra utensili delle più disparate fogge e accuse di incompetenza e dabbenaggine, non farei altro che alimentare a dismisura il livello di polarizzazione che si è venuto a creare, con i prevedibili effetti collaterali sulla forma e la sostanza della comunicazione finalizzata alla conoscenza, che dovrebbe essere il fine ultimo di un qualunque forum degno di questo nome.
Quello che vorrei umilmente proporre è, invece, di condividere quello che ci unisce al di là delle preferenze per un modello o un materiale: sto parlando delle emozioni che la bicicletta scatena in ciascuno di noi, emozioni che da quella prima bici che ciascuno di noi ricorda, si rinnovano ogni qual volta ci ritroviamo tra le mani un nuovo modello.
Mi piacerebbe riflettere assieme a voi sulla possibilità che nella scelta della nostra prossima bici le emozioni e l'irrazionalità abbiano di gran lunga la meglio su dati e caratteristiche, vere o presunte.
Mi piacerebbe che tutti riflettessero a fondo sulla necessità di maneggiare con cura queste emozioni, perché è di sogni ed emozioni che siamo fatti e mi piacerebbe di conseguenza che tutti nutrissero il massimo rispetto per il percorso emotivo che ognuno di noi ha intrapreso in questo particolare mondo.
Infine, mi piacerebbe - visto che si parla delle bici di Dario - che non si cestinasse a priori la possibilità che il farsi fare la tua bici dalla persona in carne ed ossa (e quanta carne...) con la quale stai condividendo l'ennesimo bicchiere di vino o l'ennesima tazza di caffè, abbia, dal punto di vista emotivo, un valore inestimabile.
Così per lo meno è stato per me.
Il mio percorso è iniziato così, con questa casuale lettura:
https://www.dropbox.com/s/joq7nbyyhzf1xm1/2008%2C%20Maggio%2C%20Francesco%20Baroni%2C%20%20Rivista%20Ciclismo.jpg?dl=0E il vostro?
Besos.